Lucine

Lo scorso fine settimana il borgo antico di Locorotondo è stato visitato da migliaia di persone (10.000 tra sabato e domenica) giunte ad ammirarne strade, vicoli e palazzi illuminati a giorno per il Natale.

Da una decina di giorni, infatti, sono stati inaugurati alcuni percorsi luminosi in virtù di, ho appreso leggendo un comunicato stampa sull’ultimo numero di Paese Vivrai, “un progetto che ha visto per la prima volta un coordinamento dal punto di vista estetico, artistico ed organizzativo tra residenti, attività commerciali e privati”.

Con la premessa che chiunque si adoperi per il proprio paese mettendo a disposizione tempo ed energie sottraendoli ad affetti e lavoro compie un servizio alla comunità a cui ciascuno deve rendere omaggio, è doveroso cercare di comprendere il fenomeno, capirne le dinamiche, leggerlo per trarne, tutti, qualche lezione.

Ritengo non si possa riprendere dal 2019, primo anno del boom degli addobbi natalizi a Locorotondo, come se nulla fosse accaduto.

Non solo perché qualcosa è accaduto ma, addirittura, perché quella cosa sta ancora accadendo.

E continuerà ad accadere.

Siamo nel pieno della quarta ondata che sta causando una nuova crescita di casi e un aumento dei ricoveri in terapia intensiva in molti paesi europei tra cui l’Italia.

Ma quella di oggi non è più l’epidemia dello scorso anno. Sono cambiate un mucchio di cose: ci sono i vaccini, che offrono una protezione contro le forme gravi della COVID-19, ci sono varianti più contagiose, ci sono meno restrizioni.

Con quello che solo un paio di anni fa guardavamo nei film di fantascienza e che ci sembrava appartenere ad un mondo che non poteva essere il nostro ci toccherà convivere per diverso tempo.

Lo faremo, ci adatteremo: meglio, sono due anni che ci stiamo adattando.

Allo stesso tempo mi sembra che, lentamente, abbiamo rimosso le cause che ci hanno portato qui: c’entrano la distruzione delle foreste e il nostro rapporto spesso aggressivo nei confronti della natura. Spillover, zoonosi, salto delle specie, concetti che ci sono stati familiari meno di due anni fa sono stati accantonati per fare spazio a nuovi. Giallo, arancio e rosso. Green pass. Super green pass.

Ma il problema è sempre lì, ammucchiato sotto al tappeto. Intatto.

A ricordarcelo sono i nostri ragazzi, quelli che scendono in piazza e hanno costretto a mettere al primo punto delle agende politiche di tutto il mondo le questioni legate alla sostenibilità ambientale, alla transizione ecologica ed alla crisi climatica.

Ed è in questo quadro che dobbiamo inserirci.

In questo contesto politico, sociale, economico e culturale dobbiamo agire.

E allora, stringo, organizzare un evento come quello delle luminarie a Natale è sostenibile, qui ed ora avremmo detto tempo fa, ambientalmente?

Ha senso firmare appelli, contestare i grandi del mondo per il loro agire politico e poi noi, nel nostro piccolo, fare l’esatto opposto di quello che urliamo? Possiamo chiedere agli altri di consumare meno risorse se ci comportiamo in maniera opposta? È coerente questo atteggiamento?

E ancora: questo evento è sostenibile urbanisticamente?

Non è un mero problema di parcheggi che pure è un tema.

Quello che mi chiedo è se hanno un senso 6.500 persone (dato di domenica 21 novembre) che nello spazio di poche ore attraversano un contesto urbano, il centro storico di Locorotondo, che ne ospita meno di mille. Per fare un esempio è come se a casa vostra vi dicessero: siete in 4? Bene, domani dalle 5 alle 10 di sera, sarete in 28. Vedete voi come dovete fare per condividere bagni, cucina, stanze e Netflix.

E infine, ma è la domanda delle domande: qual è la strategia sottesa a tutto?

Ho cinquantuno anni e da quando indossavo i calzoni alla zuava e le occhio di bue ascolto e leggo che “dobbiamo puntare al turismo di qualità” ma mai uno che abbia provato a spiegare cosa sia il turismo di qualità. Meglio. Cosa concorra a determinare un turismo di qualità.

Perché siamo tutti contrari a parole al mordi e fuggi, non ci piacciono le masse oceaniche che arrivano, si fanno la foto nel vicolo, sporcano e scappano, ma non riusciamo a sederci per disegnare una strategia che rivolga i propri occhi ad altri pubblici, nicchie, meno numerose ma con capacità di spesa maggiore, costruire tasselli e servizi che diventino terreno su cui far fiorire iniziative ed idee private all’interno di un quadro di rifermento condiviso.

E queste cose non si improvvisano: hanno bisogno di competenze, varie, costano fatica, tanta, tempo e pazienza e cura infinita.

Tutte risorse che non vanno molto di moda nel Natale locorotondese più instagrammabile di sempre.

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