Sanremo per me

Mi piace Sanremo.

Non è sempre stato così. Sono stato un giovane contestatore anch’io e l’orchestra con il chitarrista che faceva gli assoli seduto sulla sedia come fosse ad una cena di gala non riuscivo proprio a capirlo.

Ma poi il tempo ti attraversa e molte delle canzoni che passavano da quelle parti hanno acquistato un senso diverso. Non è (solo) nostalgia. Ma capire, con colpevole ritardo, che lì dentro c’era un racconto di quegli anni, certamente non scritto solo per me (e io a sedici anni volevo che la musica fosse solo e tutta mia), sulle cui note io ho passeggiato anche non volendo.

Qui di seguito le mie 10 preferite di sempre raccolte tra quelle che ho ascoltato da quando ho memoria del Festival.

Anna Oxa, Un’emozione da poco (1978)

Il rapimento di Moro e la strage della sua scorta.

L’uscita da scuola, anticipata.

Il ritorno a casa e tutto il condominio per le scale a parlarsi fitto fitto.

E da una radio accesa in una cucina veniva fuori questa canzone.

Luca Barbarossa, Via Margutta (1986)

Subito dopo questa canzone iniziai a presentarmi alle feste con una giacca a quadretti verde acqua, terribile, sopra ad un paio di jeans scoloriti con il sovrappiù di sentirmi fighissimo.

Rudi Marra, Gaetano (1991)

Il periodo delle basette, delle feste, delle immense compagnie, degli amici, di tutti gli amici:.

Soprattutto quelli che non ci sono più.

Gerardina Trovato, Ma non ho più la mia città (1993)

Momento “pigliamo, cambiamo tutto e facciamo la rivoluzione”: 22 anni e non avevo più la mia città.

Carmen Consoli, Amore di plastica (1996)

Questa vince”, guardando negli occhi i miei coinquilini con i quali dividevo l’appartamento. Fu eliminata la prima sera.

Niccolò Fabi, Lasciarsi un giorno a Roma (1998)

La canzone da far ascoltare a chi ti dice che a Sanremo vanno solo canzoni scritte male.

Subsonica, Tutti i miei sbagli (2000)

I tre microfoni attaccati con il nastro adesivo

Deasonika, Non dimentico più (2006)

Una delle canzoni che passavano alla radio quella notte che mi aprì gli occhi

Malika Ayane, Come Foglie (2009)

E comunque il verso “è un inverno che va via da noi e allora come spieghi questa maledetta nostalgia” vale un sacco.

Tiziana Rivale, Sarà quel che sarà (1983)

Una domenica mattina, io vestito per andare in chiesa e mia madre in cucina che ascolta al Giornale Radio la canzone di chi ha vinto Sanremo perché “non ce l’ho fatta ad arrivare alla fine”.

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